
Italia-Croazia 1-1. Da dove partire? Proviamo a farlo analizzando prima quanto visto sul campo: fa uno strano effetto sentire la frase “Ci è andata bene” alludendo ad un pareggio contro la Croazia in casa, a San Siro. Eh si perchè, forse, è da tempo che non eravamo rassegnati all’idea di avere una nazionale nettamente più debole e meno forte rispetto agli anni passati. Ok le assenze. Mancavano Barzagli, Bonucci, Pirlo, Verratti, Florenzi. Non bruscolini.
SUL CAMPO – Antonio Conte sarà pure un valore aggiunto da dove ripartire per il post Brasile, ma da solo, con gli elementi che ha a disposizione, è difficile far meglio. E così contro la Croazia, l’Italia si trasforma in una “provinciale”. Tutti dietro la metà campo ad attendere gli avversari, a lasciare a loro l’iniziativa per poi provare a ripartire e cercare di far male, come tra l’altro abbiamo fatto con il bel gol di Candreva. Fin quando la difesa regge e il centrocampo fa da scudo, può andare anche bene così, ma se poi si ci mette un Buffon inaspettato ad aiutare gli avversari, allora le cose si mettono male. La Croazia fa gioco. Passaggi corti, in velocità, di prima, che disorientano lo scacchiere messo a punto da Conte. Verticalizzazioni e sovrapposizioni. I croati giocano bene e a tratti incantano. E se quando Modric si accascia a terra dolorante, avevamo immaginato di averla vinta, col giocatore più estroso della formazione avversaria costretto a uscire, ecco che Kovac può contare su un Kovacic che, galvanizzato anche dallo stadio amico, mette in crisi la retroguardia azzurra e non fa sentire l’assenza di Modric in mezzo al cmapo. Dalle nostre parti invece, fa crack Pasqual, che nella Fiorentina non ha nemmeno più il posto da titolare, e entra Soriano, al debutto in una gara difficile, costringendo Conte a spostare Candreva sulla sinistra in un ruolo non suo. Basta questo confronto per prendere coscienza che, al momento, un punto contro la Croazia (che di chance per raddoppiare ne ha avute eccome) vale oro.
SUGLI SPALTI – Ma questo Editoriale però, è da dividere in due sezioni. Dopo quanto successo in campo, soffermiamoci ora su quanto accaduto sugli spalti. Italia-Croazia è stata l’occasione giusta, negativamente, per dimostrare ancora una volta, quanto il calcio, in Italia, ha poco a che vedere con sportività e sicurezza. E lo si era capito subito con i fischi dell’impianto milanese all’indirizzo dell’inno croato, ricambiato allo stesso modo dalla tifoseria balcanica sulle note di Mameli. Quanto accaduto dopo, con le continue interruzioni della partita che hanno costretto Kuipers a richiamare le squadre negli spogliatoi, è un film già visto in Italia. I tappi delle bottigliette, gli ombrelli e quant’altro di apparentemente poco pericoloso, vietati, inesorabilmente come ad un check in in aereoporto. Peccato che però, al varco, passino sempre fumogeni, lacrimogeni e bombe carta, come quelli lanciati sul terreno di gioco durante la partita di ieri da parte del settore occupato dalla tifoseria croata. Doveroso soffermarci anche su questo personaggi: sei a Milano per vedere la partita della tua nazionale, che, a San Siro, domina gli azzurri e rischia di vincere, ma giustamente, non trovi nulla di meglio da fare che indurre l’UEFA a infliggerti un 3-0 a tavolino. L’appellativo “tifoso” diventa sempre meno congeniale se rivolto a soggetti del genere, che, oltretutto, trasmettono un senso di vergogna e imbarazzo a giocatori e allenatore (lo stesso Kovac ieri si è scusato in conferenza stampa) che hanno difficoltà a spiegarsi il perchè di simili azioni.