Non è raro che una partita di Champions League accenda gli animi, anche fuori dal campo. Ma stavolta, nel post di Inter-Barcellona, al centro delle attenzioni non c’è stato un fallo dubbio, un rigore contestato o un fuorigioco al limite.
A infiammare il dibattito è stata la telecronaca firmata da Beppe Bergomi, storico ex difensore nerazzurro e oggi voce tecnica di riferimento su Mediaset.
Durante la gara, vinta dall’Inter con un gol decisivo e contestato, parte del pubblico ha notato quello che molti hanno percepito come un eccesso di equilibrio — o peggio, una mancanza di tifo — da parte di Bergomi. Strano? Forse sì, considerando che parliamo di un uomo che ha indossato la maglia nerazzurra per tutta la carriera, diventando una vera e propria bandiera dell’Inter. Eppure, sui social, l’accusa è piovuta: “Ma perché Bergomi sembra quasi neutrale?”.
Le critiche si sono fatte insistenti. Alcuni utenti hanno parlato di un tono eccessivamente rispettoso nei confronti del Barcellona, altri si sono spinti a mettere in discussione la sua “interistità”. La reazione di Bergomi, però, è arrivata in modo diretto, chiaro e senza giri di parole.
Durante una puntata di Radio Nerazzurra, Bergomi ha spiegato il suo approccio, smontando pezzo per pezzo le polemiche. “Non sono lì per tifare, ma per commentare”, ha detto. “Il mio ruolo è quello di analizzare la partita, spiegare cosa succede in campo e farlo con equilibrio”. Una frase che sembra quasi banale, ma che racchiude tutta la complessità del lavoro del commentatore sportivo, soprattutto quando c’è di mezzo un forte legame emotivo.
Il punto sollevato da Bergomi, in realtà, tocca una questione più ampia: è possibile essere imparziali anche quando si ha un legame forte con una delle squadre in campo? La sua risposta è stata molto umana, prima ancora che professionale. Ha raccontato come, da ex giocatore, si senta sempre legato all’Inter, ma che proprio per questo motivo, cerca di mantenere una distanza per non apparire troppo coinvolto.
Beppe Bergomi ha anche ricordato il suo passato nelle telecronache internazionali, dove spesso ha dovuto commentare partite dell’Inter mantenendo lo stesso tono neutro, perché la priorità, per lui, è il rispetto per chi ascolta. “L’obiettivo è fare un buon servizio al pubblico. Non sono lì per esultare, ma per raccontare”.
Il discorso si è chiuso con un tono pacato ma deciso. Nessuna polemica alimentata, solo la volontà di spiegare. In fondo, se c’è una cosa che traspare chiaramente, è che Bergomi tiene al suo lavoro quanto alla sua storia nerazzurra.
E qui nasce un dubbio interessante: vogliamo davvero che chi commenta le partite lo faccia con la sciarpa al collo, o preferiamo qualcuno che metta al primo posto la qualità dell’analisi? Forse non è solo una questione di tifo, ma di come ci si pone davanti allo sport.
Alla fine, il calcio è fatto di emozioni, certo. Ma anche di rispetto per le voci che ci aiutano a viverle. E in un’epoca in cui la polarizzazione è la regola, forse serve più gente capace di raccontare senza urlare. Che poi, alla lunga, è anche questo il vero amore per una maglia.
Non capita spesso di vedere una squadra italiana portare a casa una semifinale di Champions…
Quando si parla di Jannik Sinner, non è raro che l’interesse si sposti dai campi…
Emozione all’Olimpico, alla fine di Roma-Fiorentina, una partita che pure aveva regalato show in campo,…
I blaugrana, alle prese con una fase delicata del calendario, recuperano due pedine chiave: Alejandro…
Quasi a sorpresa è emerso un nome nuovo per il centrocampo del Milan: Hans Nicolussi…
In casa Inter si respira un’aria mista tra entusiasmo per le ultime prestazioni e apprensione…