Palestina, il sogno Mondiale è possibile: perchè lo sport può favorire il dialogo

La Palestina resiste e coltiva il sogno Mondiale: lo sport può essere una via di dialogo tra le parti e, in tal senso, il calcio può rappresentare molto di più

La Palestina, sotto assedio di Israele, continua a contare i morti, specialmente tra i bambini (quasi la metà del totale di quelli riconosciuti dal ministero), ma non dimentica il calcio, e sogna i Mondiali del 2026.

La Palestina vuole il Mondiale: il ruolo dello sport nel conflitto
La Palestina tra guerra e calcio: il Mondiale è un sogno e un’opportunità (ansafoto) – stopandgoal.net

Da quel 7 ottobre, da quel giorno che per molti è considerato un nuovo 11 settembre, il territorio della Striscia di Gaza, quindi della Palestina, è sotto attacco di missili, droni da parte delle forze armate di Israele. La guerra che si è scatenata dopo l’attacco di Hamas, che controlla in parte il governo dei territori occupati, nei confronti di civili e non israeliani ha fatto ripiombare quel lembo di terra in un incubo che sembra non avere fine tra distruzione e morte. È difficile, in una situazione del genere, pensare al calcio, giocato e non, eppure il 16 novembre i giocatori palestinesi hanno disputato la prima partita di qualificazione ai Mondiali del 2026. Contro il Libano, che pure non sta vivendo una situazione altrettanto felice, negli Emirati Arabi Uniti, quindi in campo neutro, a porte chiuse, gli uomini del ct Makram Daboub hanno pareggiato per 0-0, non compromettendo del tutto il sogno di poter arrivare negli Stati Uniti, Messico e Canada fra tre anni, anzi rendendolo vivo, e questo nonostante tre dei titolari non siano potuti arrivare nello Stato mediorientale per l’incontro perché non sono riusciti a uscire dalla Striscia di Gaza.

Il ct della Palestina: “Vogliamo regalare un sogno alla Palestina”

Al termine della partita, è stato il commissario tecnico della Palestina a parlare, raccontando il momento di difficoltà che stanno vivendo i suoi giocatori, che vivono in una situazione “di ansia costante”. Al di là di questo, però, il loro sogno continua, appunto.

La Palestina vuole il Mondiale: il ruolo dello sport nel conflitto
Il Ct Makram Daboub canta l’inno e insegue il sogno Mondiale con la Palestina (ansafoto) – stopandgoal.net

Del girone, infatti, passano le prime due e quindi, al netto dell’Australia, la prima candidata a superare la prima fase, c’è speranza anche per i palestinesi che hanno per anche un altro obiettivo: “Siamo assolutamente orgogliosi di rappresentare il popolo della Palestina – ha detto ancora Daboub -, vogliamo regalare alla gente dei risultati positivi e per me è un grande onore guidare questi ragazzi”. Anche attraverso il calcio, insomma, si vuole portare avanti l’istanza di riconoscimento della popolazione araba che vive nei territori occupati, quindi nella Striscia di Gaza, affinché (si spera) nuove guerre, nuovi massacri, nuovi genocidi di civili non ce ne siano più. È un sogno, per il momento, così come lo sarebbe partecipare per la prima volta a una competizione Fifa, la più importante di tutte.

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